
La Biennale danza: un’introduzione
La Biennale di Venezia è molto conosciuta per le sue sezioni dedicate all’arte, all’architettura e al cinema (come il Festival del Cinema di Venezia), ma meno per quelle dedicate alla danza e alla musica contemporanea. Periodicamente, vengono anche organizzate mostre nell’androne di Palazzo Giustinian a Venezia, che ospita gli uffici della Biennale, dedicate alle passate edizioni utilizzando i ricchi documenti d’archivio.
La Biennale Danza, istituita nel 1999, è dedicata alla promozione e alla celebrazione della danza contemporanea. La Biennale danza offre una piattaforma per coreografi, ballerini e artisti di tutto il mondo per presentare il loro lavoro e sperimentare nuove forme di espressione artistica.
Nel corso degli anni, la Biennale Danza ha ospitato numerosi eventi, spettacoli e workshop, attirando artisti di fama internazionale e emergenti. La direzione artistica dell’istituzione è stata affidata a vari direttori di prestigio, ognuno dei quali ha portato la propria visione e il proprio stile alla manifestazione. Tra i direttori più noti ci sono stati Carolyn Carlson, Ismael Ivo e Wayne McGregor.

Iconoclasts, la Biennale danza e le donne
La mostra Iconoclasts 2025 alla Biennale di Venezia è dedicata alle donne che hanno sfidato le convenzioni nel mondo della danza. Curata dal Direttore Artistico del Settore Danza Wayne McGregor, in collaborazione con Elisa Guzzo Vaccarino e l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC), la mostra mette in luce le pioniere e avventuriere che hanno condiviso la loro arte rivoluzionaria con il pubblico della Biennale.

The body as a document of today-2021
Quella dedicata ad Ismael Ivo, fu una mostra speciale, perché si tenne nel 2021, periodo in cui vigevano strette restrizioni al movimento, alla vicinanza, ai raggruppamenti e molte altre restrizioni che oggi ci sembrano veramente lontane.
La mostra The body as a document of today – Il corpo come documento dell’oggi – fu l’omaggio della Biennale al coreografo e danzatore Ismael Ivo, composta da documenti e fotografie di archivio. Il 9 aprile del 2021 Ismael Ivo, che era stato dal 2005 al 2010 direttore del settore Danza della Biennale, scomparve all’età di 66 a causa del covid.
Nato da una umile famiglia brasiliana, Ismael Ivo si era imposto come danzatore dapprima nella nativa San Paolo, poi in America e Europa, fondando nel 1984 il Festival di danza contemporanea ImPulsTanz a Vienna, uno dei più importanti in Europa. Nel 1996-97 era stato direttore del Deutsches Nationaltheater di Weimar e aveva lavorato con Pina Bausch, William Forsythe e la performer e artista Marina Abramović. A Venezia era stato l’anima del progetto di studio e ricerca coreografica Choreographic Collision.Il coreografo aveva cercato di fondare e sostenere un processo di formazione permanente in Italia per la coreografia e la danza contemporanea, in dialogo stretto con le realtà europee di maggior rilievo. La sua fisicità imponente e statuaria, si era imposta all’attenzione del pubblico dopo le famose foto realizzate da Mapplethorne nel 1984, il suo sorriso era trascinante.
Tribute to Ismael Ivo
La Biennale gli dedicò un tributo con una mostra a Cà Giustinian, sede della Biennale, curata dall’attuale Direttore del settore Danza della Biennale, Wayne McGregor, utilizzando documenti, foto e video dall’Archivio Storico della Biennale di Venezia. Il titolo voleva ricordare come Ismael Ivo parlasse del corpo come di un ‘documento’ dell’oggi e le molte fotografie documentavano corpi, costumi, nazioni con grande intensità. Inaugurata il 22 luglio del 2021 nel portico di Palazzo Giustinian, sul Canal Grande, l’esposizione mostrava gli eventi negli anni di direzione della Biennale Danza di Ismael Ivo.



Venezia al tempo del covid
Venezia al tempo del covid creava mostre a metà. Solo una parte del percorso infatti era visitabile. Dividere lo spazio in due, significava però che l’accesso del pubblico sarebbe stato limitato alla sola parte di pertinenza del ristorante che si trovava al pian terreno del palazzo Giustinian, il che corrispondeva a metà della mostra. Sicuramente in tempi di pandemia non era semplice gestire gli spazi e si procedeva sperimentando soluzioni mai cercate prima. Venezia al tempo del covid era una città vuota e a metà. In pratica si potevano vedere solo due dei quattro pannelli espositivi su fondo giallo. L’altra parte della mostra, la potevano vedere solo i dipendenti della Biennale, a causa della difficoltà, mi era stato spiegato, di dividere l’accesso del pubblico dall’accesso dei dipendenti della Biennale.
Durante la mia visita c’ero solo, nessun dipendente e nessun altro visitatore, mi tenne compagnia il nastro rosso che divideva in due l’androne vuoto.


Riflettendoci ora, non ho mai visto l’altra metà della mostra, ho solo potuto parlare della parte visitabile che vedete nelle foto. Le foto dei danzatori erano accompagnate da video degli anni 2005-2010 e mostravano I corpi dei ballerini si contorcevano, si univano per poi dividersi e spiccare il volo. Contattatemi o continuate a seguirmi per scoprire gli aggiornamenti sulla Biennale e l’arte e le esposizioni a Venezia.
Aggiornato a febbraio 2025
