Biennale: Luci e Ombre sull’Ultima Edizione
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Il 21 novembre è terminata la 17ma Mostra Internazionale Biennale di Architettura di Venezia How will we live togheter curata da Hashim Sarkis. Si è trattato di una delle più belle mostre che la Biennale di Venezia abbia saputo offrirci in questi ultimi anni. Mentre iniziamo a seguire con curiosità le notizie sugli artisti selezionati per la Biennale di Venezia 2022 e sui padiglioni che esporranno alla prossima Esposizione Internazionale d’Arte curata da Cecilia Alemani, intitolata The Milk of dreams, è il momento perfetto per volgere lo sguardo indietro e fare un bilancio di questa straordinaria edizione appena conclusa.
Per sette mesi abbiamo visitato, indagato, scoperto i padiglioni internazionali della Biennale, di Architettura, esaminato le singole proposte degli architetti invitati cercando di trovare una risposta possibile al vivere assieme, soprattutto in questo momento di pandemia.
Questa Biennale ha segnato la ripresa delle grandi esposizioni internazionali a Venezia dopo la pandemia. Rimandata di un anno a causa del covid, la mostra si era caricata di aspettative, che apparentemente l’allestimento curato da Hashim Sarkis non ha deluso, e ora:
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Cosa resta della Biennale di Venezia?
I visitatori di quest’anno sono stati circa 300.000, di cui 90.000 sotto i 26 anni, e hanno superato i visitatori della Biennale di architettura del 2018. Molti di essi erano di nazionalità italiana.
La Biennale di Architettura viene normalmente considerata un’esposizione per ‘specialisti’, ma questa Biennale ha parlato una lingua accattivante prediligendo le installazioni di impatto e dal linguaggio immediato, affiancando agli studi di architettura anche la presenza di qualche artista.
Da qualche anno il linguaggio parlato dai progetti e dalle opere esposte alla Biennale di Architettura si avvicina sempre di più a quello dell’arte raggiungendo un pubblico sempre più vasto e meno legato al mondo dell’architettura.
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Chi ha vinto la Biennale di Venezia 2021?
Il prestigioso premio per la miglior partecipazione nazionale è stato assegnato al Padiglione degli Emirati Arabi Uniti, “Wetland”, curato da Wael Al Awar e Tenichi Teramoto. Il padiglione ha colpito il pubblico con le sue ricerche innovative per trovare un materiale da costruzione sostenibile in grado di sostituire il cemento Portland. Questo ambizioso progetto trae ispirazione dall’uso storico del sale nella costruzione di città come Siwa, in Egitto, famosa per le sue strutture in fango impregnato di sale.
Il Leone d’Oro è stato conferito a Raumlabor per “Instances of Urban Practice”, che mette in luce progetti di rigenerazione urbana portati avanti negli ultimi anni, tra cui la straordinaria “Floating University”. Questa università galleggiante è stata creata riutilizzando uno spazio di raccolta d’acqua vicino all’aeroporto dismesso di Tempelhof, a Berlino.
Le vecchie strutture abbandonate, insieme a nuove costruzioni realizzate con risorse limitate, sono state trasformate in uno spazio vivace di incontro e scambio. Qui, studenti, scienziati, architetti e artisti collaborano, con un programma che coinvolge anche i bambini e si apre alla comunità più ampia. Questi momenti di studio e dialogo sono testimoniati dai materiali semplici ma efficaci, come le sedie esposte alla Biennale.
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I padiglioni invisibili della Biennale
Alcuni paesi non sono riusciti ad allestire i loro padiglioni. Questo paragrafo e queste foto sono dedicati a loro, che paradossalmente proprio perchè virtuali, sono stati visitabili più a lungo, e qualcuno ancora lo è. II Padiglione dell’Australia Inbetween è stato organizzato in modo virtuale. Seguendo un link gli spettatori potevano vedere il video con le opere e le architetture selezionate da Inbeweteen attraverso il paese.
Anche il Padiglione del Canada, che ha vestito con un tendone verde la bella, inaccessibile, architettura dei BBPR, è rimasto chiuso e la presentazione di Impostor city rimandava al video sul sito del Canada Council for the Arts. Purtroppo anche il padiglione del Venezuela, disegnato da Carlo Scarpa, e quello della Repubblica Ceca, danneggiato l’anno scorso dal maltempo, sono rimasti mestamente chiusi.
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Il Padiglione della Cina
Rimasto bloccato fino a fine estate, il materiale per allestire il padiglione cinese è arrivato a Venezia solo a metà settembre.
Chi ha visitato la Biennale di Venezia ad ottobre e novembre ha potuto attraversare il suggestivo spazio del Padiglione cinese. Anch’io sono riuscita infine a camminare lungo il corridoio rosso, in mezzo alle centinaia di tablet con interviste, architetture e paesaggi orientali pendenti dal soffitto come moderne lanterne cinesi.
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