Le immagini di Venezia a Palazzo Grassi
Dopo un breve restauro Palazzo Grassi ha riaperto all’inizio di settembre del 2021 con una mostra di fotografia, Hypervenezia.
L’esposizione Hypervenezia fa parte di un ampio progetto che Mario Peliti, gallerista e fotografo, porta avanti dal 2006 di ‘mappatura’ della città attraverso fotografie in bianco e nero. Il progetto The Venice Urban Photo Project consta attualmente di 20.000 foto che sono destinate ad aumentare visto che il progetto verrà portato avanti fino al 2030 con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio del Comune di Venezia.
Venezia surreale
Le fotografie sono in bianco e nero, prive di presenza di vita e scattate in condizioni di luce simili, la sera o la mattina presto. Eppure chi conosce Venezia si rende conto che alcune sono state scattate qualche anno fa, le vetrine dei negozi, che a Venezia cambiano continuamente, tradiscono il passare del tempo. Hypervenezia non è un mostra facile da visitare per chi ha vissuto il confinamento in città, perché tornano alla mente le visioni surreali di Venezia vuota, calli, ponti, fondamenta, quando quasi ogni luogo era chiuso e inaccessibile.
E’ una mostra un po’ anomala per Palazzo Grassi, occupa solo un piano e dura pochi mesi, l’allestimento è volutamente neutro e ovattato, la musica acuisce la sensazione di straniamento che ci coglie durante la visita.
Curata da Mathieu Humery e accompagnata dalla musica di Nicolas Godin, Hypervenezia accompagna il viaggiatore attraverso una Venezia irreale, silenziosa, lungo tutto il tragitto che si svolge nel primo piano di Palazzo Grassi, quasi un monito per ricordarci che ogni anno Venezia perde molti abitanti.
Jacopo de’ Barbari e Venezia
La mostra dichiara la sua ispirazione alla Mappa di Venezia a volo d’uccello realizzata da Jacopo De Barbari (Barberi). Si tratta della più famosa xilografia cinquecentesca di Venezia che esiste in pochi esemplari, ripartita su sei fogli per necessità tecniche di stampa viste le grandi dimensioni.
La stampa con la pianta di Venezia a volo di uccello incisa da Jacopo de’ Barberi è un utile, singolare e bello strumento a disposizione per avere una testimonianza della città nel 1500, la data e il luogo dichiarati sono infatti: Venetia XCV.
Jacopo De Barbari fu un artista attivo a Venezia che frequentava il mondo artistico nordico e realizzò l’opera per il mercante tedesco Anton Kolb. Le preziose matrici in legno di pero sono conservate e normalmente esposte al Museo Correr di Venezia. Il Museo Correr conserva anche tre esemplari del primo stato, altri nove esemplari sono conservati in vari musei europei e uno americano, le tirature del secondo e terzo stato preservate sono altre undici copie conservate in vari musei nel mondo.
Le curiosità della mappa di Jacopo de’ Barbari: Venezia e i dettagli
Oltre al Mercurio, i venti con le guance paffute che soffiano nelle varie direzioni e la visione di una città molto diversa da oggi, la mappa presenta vari dettagli architettonici. Molti studiosi se ne sono occupati, ma alcuni storici (Corrado Balistreri Trincanato, Emiliano Balistreri, Anna Maria Ghion, Dario Zanverdiani) hanno contato anche minuziosamente i particolari presenti nella mappa.
Nella sua Venezia Jacopo de’ Barberi rappresentò Campi, Corti, Lastricature, Canali, Fondamenta, Calli, Salizzade, Sottoportici, Case-Fondaco, Fondaci, botteghe, torrini, chiese, conventi, Scuole di Devozione, campanili, cimiteri, edifici residenziali e molte altre ancora. Confesso che amo molto soffermarmi davanti alla mappa e mostrare ai miei ospiti le differenze più evidenti con la Venezia attuale. Esistono, ovviamente altre mappe di Venezia di altre epoche, ma quella di de’ Barberi fotografa esattamente un preciso momento storico unendo molti elementi reali e irreali.
Anch’io ho utilizzato la mappa di de’ Barbari dovendomi occupare degli antichi edifici preesitenti all’attuale Palazzo Loredan in Campo Santo Stefano (lo stesso avevano fatto gli storici che mi hanno preceduto). Questo è il link alle belle e interessanti giornate di studio che si tennero il 25 e 26 novembre del 2021, mentre il libro con i nostri contributi lo trovate nelle principali biblioteche o lo potete richiedere all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
Ecco alcuni ‘numeri’: nella mappa sono rappresentate: 114 chiese, 47 conventi, 103 campanili, 127 altane e 220 abbaini.
Al contrario del progetto di Mario Peliti nella mappa di Jacopo de’ Barberi c’è una grande presenza di vita, marinai lungo il Canal Grande e in altri canali, percorsi da gondole con gondolieri, barche e navi e sono presenti distorsioni visive che furono forse volute. Forse oggi Jacopo de’ Barbari avrebbe usato la macchina fotografica, o forse un drone per mostrarci una visione urbana di Venezia.
Usciti dalla mostra si ritorna alla Venezia a colori e piena di vita consci ancora di più che la mappa non è il territorio, ci può dare un’immagine del luogo, ma non sostituisce l’esperienza dal vivo, le fotografie e i socials, spesso con immagini stereotipate e tutte uguali, non possono sostituire la visione dal vivo.
Se siete curiosi di scoprire la Venezia inusuale e vedere come la città è cambiata nel corso dei secoli sono varie le esperienze che si possono fare assieme.