The milk of dream
Creature inquietanti e alquanto cattive: Paula Rego e Marko Jakše
Ricordando Paula Rego
Paula Rego è scomparsa l’8 giungo del 2022 all’età di 87 anni. L’artista aveva espresso il desiderio di avere una grande mostra monografica, che infatti ha avuto, ma solo nel 2021, alla Tate Britain.
Qualsiasi fosse la tecnica con cui si esprimeva, (l’olio su tela, la litografia, la scultura) le sue opere mantengono intatte un fascino che spiazza, un’ironia a volte crudele. La pittrice riprendeva temi colti, come in Loving bewitched , tratto dalla novella di Jane Eyre, una sorta di Leda e il cigno moderni, sostituiti da un pellicano e da una signora vittoriana, temi di cruda attualità legate alla sua vita o al Portogallo della sua giovinezza, oppure ispirazioni venute dalle fiabe tradizionali.
Quando ho appreso la triste notizia mi trovavo davanti ai suoi quadri alla Biennale, ma ho scelto di pubblicare anche opere tratte da altre esposizioni.
Sono molte, in questa Biennale 2022 The milk of dreams gli esseri in trasformazione, alcuni di loro ci appaiono angoscianti e decisamente cattivi. Come suggerito dal titolo del libro di Leonora Carrington, le creature mutano, diventando altro, e sono colte nell’attimo del loro divenire nei vari medium: la tela, le foto, i video, i metalli, il legno, il cemento, le plastiche, il vetro, la stoffa, l’acqua, la terra e le piante, non c’è limite alla trasformazione.
Ci sono due sale dove però la mutazione sembra essersi arrestata e ci troviamo davanti a esseri fantastici, irreali più o meno scopertamente crudeli; la straordinaria sala blu del padiglione centrale dedicata alle opere di Paula Rego e il Padiglione della Slovenia con gli inquietanti animali ibridi e creature fantastiche di Marko Jakše.
E’ impossibile mettere a confronto i due artisti, profondamente diversi, quindi ecco qualche impressione e delle chiavi di lettura delle loro opere.
Paula Rego
Non si può paragonare la sala di Paula Rego a qualsiasi altra sala di questa Biennale 2022 e infatti la curatrice Cecilia Alemani ha scelto di dare all’artista portoghese un rilievo particolare.
Nata nel 1935, Paula Rego è stata solo recentemente celebrata con una grande esposizione retrospettiva in Inghilterra alla Tate Modern conoscendo un crescente, anche se tardivo successo.
La sala della Biennale di Venezia presenta l’esposizione sia di quadri che di sculture, oltre ad un singolare Oratorio, una sorta di grande altare da preghiera, che ad ante aperte presenta alcune immagini dove l’atmosfera di fiaba si stempera in alcuni gesti violenti: il corpo di un uomo che si avventa su quello di una donna, una donna che tiene un bimbo appeso a testa in giù per un braccio, al centro ci sono le sua sculture-bambole con atteggiamenti altrettanto crudeli.
Le storie di Paula Rego
Quelle di Paula Rego sono favole al rovescio, storie che spiazzano, perché inaspettate, la fatina di Pinocchio con la faccia squadrata e i grandi piedi da uomo, accanto al bambino appena trasformato da tronco di legno in bimbo vero, oppure c’è l’uomo che si sta trasformando in scarafaggio nelle Metamorfosi di Kafka. Tutti questi elementi si mescolano ad una perfezione formale che avvicina la pittrice allo stile di Lucien Freud con cui studiò negli anni Cinquanta, ma più colorato, più femminile, apertamente anticonformista e originale.
Paula Rego ci parla nei suoi quadri della dittatura di Salazar, ci parla di sè.
Gli artisti raccontano sempre qualcosa di sé in qualche modo, anche quando sembrano parlare d’altro.
In Sleeper una donna è distesa per terra, accanto ha un piatto per nutrirsi, giace su un cappotto, quello del marito che non c’è più, il gesto è desolato e abbandonato, e la donna si sente un pò con lui. Così Paula Rego spiega in un’intervista il quadro esposto alla Biennale. Come nei dipinti che rappresentano le donne-cane che abbaiano, o ne La famiglia, dove la famiglia accudisce l’uomo malato, l’autrice carica di significati personali i quadri, perché nei quadri tutto è possibile, anche quello che nella vita è impossibile, afferma l’autrice.
Uno dei grandi meriti che va riconosciuto a questa Biennale e alla sua curatrice Cecilia Alemani è aver portato Paula Rego nel cuore di Venezia dove tutti la possono vedere.
Il Padiglione della Slovenia
Marko Jakše – Without a master
I dipinti di Marko Jakše, che rappresenta il padiglione della Slovenia in questa Biennale 2022, sono colorati e surreali, l’atmosfera è di sogno. Il padiglione, che ha sede all’Arsenale, è stato spostato per l’occasione, rispetto alla sua sede abituale. Ci sono animali molto poco rassicuranti: conigli che sembrano molto cattivi, figure apparentemente umane in mezzo a boschi oscuri, un immaginario iperrealista che il pittore ha accumulato in trenta anni di carriera. L’insieme delle opere è calato in un’atmosfera onirica.
Il padiglione è una gradevole sorpresa e riscatta qualche padiglione degli anni passati dall’aspetto un pò troppo politico e da regime.
Il curatore Robert Simonek ha riempito il pavimento del padiglione con la sabbia di Venezia o dell’Adriatico, quindi entrateci con le scarpe chiuse, se non volete riempirvi i sandali.
Se avete voglia di saperne di più su questa Biennale, sugli animali e le trasformazioni, contattatemi o seguitemi.
Fiorella Pagotto
Venezia, luglio 2022
Qui trovate il link alla versione inglese del testo.
Questo è il link alla nostra chiacchierata su Paula Rego a Venezia su YouTube