Il mio primo Macbook
Si aspettano sempre le vacanze con la speranza di riposare, evadere, vedere nuovi posti, si parte per qualche giorno con molte aspettative e si approfitta del tempo libero per sbrigare le attività rimandate fino a quel momento.
Anch’io ne approfitto per rispondere alle mail, sistemare i programmi di lavoro e per dedicarmi alla scrittura, soprattutto quando in montagna piove, visto che la scrittura sia quella meno “seria” che quella a carattere scientifico, richiede tempo e attenzione.
Quest’anno però il mio nuovo Mac, sistema cui sono passata da poco, avendo sempre lavorato con Windows, decide improvvisamente che non vuole saperne di aprirsi. La password che usavo da mesi non viene più riconosciuta e mi trovo a non poter accedere al mio computer. L’assistenza Apple non è in grado di aiutarmi , il mio Mac non riconosce più il mio ID, per lui non esisto più.
In realtà io esisto da qualche parte della sua memoria interna e così esistono i miei file, ricordi e foto, ma l’assistenza Apple, per quanto efficente, non è in grado di aiutarmi e l’unico rimedio è formattarlo, cancellare tutto
Si tratta di un problema già riscontrato, sembra esclusivamente sui modelli MacBook air 13, ma il fatto di non essere stata l’unico utente ” chiuso fuori dal proprio computer” non è di gran aiuto, perché questo difetto del sistema Apple cancella di fatto tutto il lavoro dell’utente che non era stato salvato in spazi esterni al proprio computer.
Problemi tecnologici : la bambola di Edison
Questo problema con il mio Apple mi ha fatto riflettere sulla tecnologia e sulle disavventure accadute agli acquirenti di moderna tecnologia nel passato. Non è forse vero che rimaniamo vittime di queste disavventure da secoli?
Chi visita la Biennale di Venezia quest’anno, nella sezione dedicata alla Seduzione del ciborg, troverà un piccolo pannello dedicato alla Bambola di Edison.
Si tratta di un episodio poco conosciuto dell’attività dello scienziato americano .
Nel 1890 Thomas Edison brevettò e produsse delle bambole parlanti che avevano al suo interno dei piccoli fonografi, che aveva brevettato anni prima. Le bambole erano piuttosto costose, malgrado ciò se ne vendettero circa cinquecento delle duemilacinquecento prodotte.
Purtroppo il piccolo fonografo interno a manovella con la voce registrata funzionava male, la voce era incomprensibile e l’antenato del registratore gracchiava.
Le bambine che l’avevano ricevuta in regalo dovettero rimanere deluse e forse anche un po’ spaventate. Edison fu costretto a chiudere la società a causa delle proteste degli acquirenti.
Questo breve articolo è stato scritto molto lentamente con un vecchio telefonino Nokja che mi serve fedelmente da molti anni. Non sempre la vecchia tecnologia è superata dalla nuova, e la solidità e affidabilità dell’hardware e del software meritano di essere premiate.
Se avete voglia di visitare la Biennale con me, scoprire le storie dei protagonisti della Seduzione dei cyborg e molte altre storie poco conosciute contattatemi.
Fiorella Pagotto.