Le fotografie di Ugo Mulas, indimenticabile fotografo italiano, sono esposte per la prima volta alle Stanze della fotografia a San Giorgio Maggiore (Venezia) in una mostra dedicata a lui dal titolo: Ugo Mulas, testimone del suo tempo.
Nel maggio del 2021 in un articolo dedicato alla mostra di Mario De Biasi (qui il link all’articolo La Casa dei Tre Oci, Mario De Biasi e la fotografia), che si tenne alla Casa dei Tre Oci, mi chiedevo quale sarebbe stato il futuro delle esposizioni fotografiche a Venezia dopo la cessione di questo suggestivo edificio, che per vent’anni le aveva ospitate, all’Istituto Berggruen. L’inaugurazione delle Stanze della Fotografia risponde in parte alla domanda. Se le attività tenute all’interno della Casa dei tre Oci riguardano solo in minima parte le esposizioni d’arte è nata invece a Venezia una nuova realtà dedicata alla fotografia che ha sede a San Giorgio Maggiore, a poca distanza dall’isola della Giudecca.
Ugo Mulas alle stanze della fotografia
Le Stanze della fotografia sono l’istituzione che continua idealmente l’attività della Casa dei Tre Oci in un progetto sostenuto dalla Fondazione Cini e da Marsilio Arte e il curatore di gran parte delle mostre, Denis Curtis, è stato il direttore artistico della Casa dei Tre Oci.
A cinquant’anni dalla morte di Ugo Mulas, che avvenne il 5 marzo del 1973, si inaugura questa mostra che è un omaggio al grande fotografo italiano, dapprima a Venezia e poi a Milano.
Ugo Mulas fu un fotografo atipico che attraversò il Novecento. Egli cercava la bellezza nell’imperfezione e nell’azione, nelle sue foto non chiedeva ai protagonisti “di mettersi in posa”, anche se qualche volta per ragioni professionali era necessario farlo, ma questo avveniva senza forzare l’azione che risultava spontanea.
I suoi ritratti di personaggi famosi, cui è dedicata una buona parte dell’esposizione delle Stanze della Fotografia, sono in realtà immagini ottenute mescolando luci e ombre, con chiaroscuri che scolpiscono le morbidezze e le ruvidezze dei volti.
Lo sviluppo della mostra è tematico, le Stanze della Fotografia, così chiamate, perché sono attigue alle Stanze del vetro, sono grandi spazi modulabili in stanze, che rendono possibile un ampio e articolato percorso.
Alcune foto di Ugo Mulas sono famose, come quelle di Marcel Duchamps, che fu suo amico e sono coeve allo scatto, così come le cornici e la scelta della carta originale, tutte queste opzioni furono fatte dal fotografo stesso.
Anche i testi delle didascalie sono originali di Ugo Mulas e sono tratti dai suoi scritti, poiché egli era solito completare il lavoro con un testo.
La ricerca espositiva va dallo spazio vuoto, dove idealmente si trova la foto non fatta, allo studio sui negativi e alle foto con i positivi e negativi delle mani e mostrano come il suo lavoro si colleghi a diverse ricerche di artisti contemporanei.
Pochi furono i fotografi che abbiano scritto sulla fotografia come Ugo Mulas, che però purtroppo si ammalò giovane, per cui molti suoi testi e foto furono da lui curati usando materiale d’archivio, quando ormai non era più in grado di scattare.
Ugo Mulas fu il fotografo del mondo dell’arte e questo aspetto è ben presente in mostra: la Biennale di Venezia, i grandi artisti del Novecento. Si vedono le foto che segnano la sua amicizia con Alexander Calder, gli scatti con Lucio Fontana, Emilio Vedova, Marc Chagall, Alberto Giacometti, benché egli abbia affrontato tutti i generi fotografici.
La famose foto di Lucio Fontana che taglia la tela, in realtà furono una recita fatta per lui, perchè Lucio Fontana non voleva farsi riprendere mentre lavorava, la fotografia diventava così una messa in scena, perché i suoi prodotti, le sue visioni mostravano talvolta quello che il fotografo voleva farci vedere, e proprio qui sta la pluralità del suo atteggiamento di fronte al soggetto e a chi osserva la fotografia.
Nato a Pozzolengo (Brescia), Ugo Mulas si trasferì presto a Milano e diventò fotografo quasi per caso. A Milano rappresentò il caffè dei giovani artisti a Brera, come Piero Manzoni, uno di quei caffè che ancora oggi trovate a Milano vicino alle Gallerie di Brera.
Malgrado non parlasse l’inglese Ugo Mulas volle andare in America e di ritorno dagli Stati Uniti, racconta il curatore della mostra, pubblicò un libro con foto dove aveva usato come obiettivo il 28 mm, cioè il grandangolare. Si trattava di una scelta atipica, che colpì molto gli amici Ferdinando Scianna e Gianni Berengo Gardin. Era un’innovazione che adottò sia per fare reportage, che per ragioni pratiche: trovandosi a fotografare grandi spazi, voleva poter “abbracciare gli spazi’ che fotografava con l’obiettivo fotografico.
Il critico e storico del contemporaneo Germano Celant lo definì il fotografo critico della Pop art. Egli Lavorò in seguito per le aziende come, Olivetti, per il teatro e nella moda con Vogue.
Le foto esposte di Ugo Mulas provengono dall’archivio Mulas, il catalogo è di Marsilio e il co-curatore della mostra è Alberto Salvadori.
Si contano in esposizione 50 vintage di Ugo Mulas, cioè stampe realizzate poco tempo dopo lo scatto, altre stampe sono moderne o senza datazione, alcune sono inedite e realizzate apposta da negativi per la mostra.
Novembre 2024
La mostra dedicata a Ugo Mulas è stata riproposta, in parte ampliata a Palazzo Reale a Milano con il titolo ‘ Ugo Mulas, operazione fotografica” e sarà visitabile fino a gennaio 2025. L’esposizione è curata dagli stessi storici di Venezia (Dennis Curtis e Alberto Salvatori).
.https://www.veniceartguide.it
Questo il link alla versione in lingua inglese