Un laboratorio per il futuro: Fabrica a Venezia

Venezia Fabrica Futura

Venezia, come laboratorio di sperimentazioni

Quest’anno la 18ma Biennale di Architettura di Venezia, The laboratory of the Future riflette su vari temi legati all’architettura del futuro, sulla decolonizzazione dei paesi africani e sulla sostenibilità dell’architettura attraverso installazioni, video, architetture e fotografie esposte nelle sedi istituzionali della Biennale: i Giardini e l’Arsenale. Il tema della sostenibilità delle costruzioni e della salvaguardia dell’ambiente è un tema particolarmente sentito e pressante in architettura, molte Biennali se ne sono occupate, anche la brillante Biennale del 2021, How will we leave together curata da Hashim Sarkis proponeva interessanti riflessioni di questo tipo.

L’ evento organizzato da Fabrica a Venezia, pur non essendo un evento collaterale della Biennale di Venezia 2023, centra in pieno il tema della sostenibilità ambientale e propone progetti in corso d’opera con una intelligente esposizione all’Ospedaletto di Venezia, dove vengono proposte alcune realizzazioni e sperimentazioni di giovani artisti prodotte all’interno dei lavoratori di Fabrica. Questi talenti creativi realizzano opere d’arte cercando soluzioni innovative per il riutilizzo di alcuni elementi e specie viventi della laguna di Venezia.

Fabrica è un centro di ricerca che ha sede nel trevigiano, fondato da Luciano Benetton e Oliviero Toscani. Il centro promuove giovani talenti in vari campi artistici con delle residenze d’artista e un centro studi per delle ricerche fuori del comune, come recita il loro sito, ma anche sperimentazioni e innovazioni tecnologiche, come quelle esposte all’Ospedaletto a Venezia.

I giovani artisti sono quattro: Asuka Akagawa, compositrice e artista interdisciplinare, propone un’installazione sonora, No amaro è il tormento, Riccardo Androni, che ha studiato fotografia alla LABA (Firenze), espone fotografie di alghe e elementi lagunari realizzati con varie tecniche in Spazi esclusivi

Gardenotopia, il lavoro di Giorgia Burzio, che è anche ricercatrice al Politecnico di Milano, studia la laguna, le sue piante, le alghe e propone il riutilizzo di gusci di cozze.

Il quarto giovane talento creativo, che mi ha accompagnato alla scoperta dell’esposizione, è Stefano Dealessandri con l’installazione J’adore Venise. Stefano Dealessandri sperimenta, tra le altre cose, l’utilizzo di alghe lagunari per la produzione di materie plastiche. Il suo lavoro, come quello di Giorgia Burzio mostra come da elementi naturali, anche di scarto si riesca ad ottenere delle risorse utilizzabili e sostenibili dal punto di vista ecologico.

In un momento in cui Venezia e la sua laguna subiscono l’impatto di un turismo che chiaramente non è più sostenibile, l’evento di Fabrica ci fa riflettere sulla fragilità dell’ecosistema lagunare e sul fatto che la laguna possa diventare una risorsa per il futuro e non più solo un ambiente da sfruttare economicamente.

Esistono modi più intelligenti per pensare ad un ambiente futuro più sostenibile che verniciare statue o opere d’arte fragilissime.

Anche il foglio esplicativo della mostra è stampato su alga carta Favini.

Se desiderate scoprire con me questo o altri progetti collaterali della Biennale di Architettura contattatemi .

L’esposizione è aperta dal giovedì al lunedì. Se volete approfondire le tematiche e conoscere i protagonisti di Venezia Fabrica Futura questo è il sito: https://www.fabrica.it/.

Fiorella Pagotto

www.veniceartguide.it

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