The golden way, l’oro a Venezia, passato e contemporaneo

Basilica di San Marco

San Marco la basilica d’oro

Quando si pensa all’oro a Venezia inevitabilmente si pensa alla Basilica d’oro, come viene chiamata la Basilica di San Marco. San Marco pare veramente scintillare d’oro, con i suoi 8.000 metri quadrati di mosaici in gran parte in vetro di Murano con foglia d’oro. In realtà, San Marco vanta una ricca tavolozza di colori, sia all’interno che all’esterno. Per apprezzare tutti i colori e i mosaici della basilica di San Marco sono necessarie pazienza e spirito di osservazione. Si vedranno così le numerose storie dell’Antico e del Nuovo Testamento narrate nei mosaici e le decorazioni ricche di simbolismo con le varie sfumature dei colori, compresi quelli della pietra e dei porfidi con i colori e venature alterati dal tempo, dai restauri e dalle condizioni atmosferiche, ma ancora vibranti, veri e propri disegni naturali. In nessun altro luogo il marmo richiede tanta attenzione come in questa basilica. Una guida esperta può migliorare notevolmente l’esperienza, perché la basilica di San Marco è probabilmente l’edificio più complesso di Venezia sia dal punto di vista costruttivo che decorativo. Se a questo si aggiungono i vari restauri effettuati nel corso degli anni, la storia diventa ancora più intricata e continua ad evolversi fino ad oggi. Non a caso il libro di Renato Polacco, che è stato anche mio professore all’Università di Venezia, si intitolava appunto “San Marco: La Basilica d’oro”.

La basilica di San Marco è oggetto dei miei studi da molto tempo e soggetto ‘d’amore’ da sempre, nel 2022 ho pubblicato un articolo, che troverete nel libro Aldebaran VI- Storia dell’Arte, dedicato a due mosaici seicenteschi di Padovanino e Maffeo Verona all’interno della Basilica di San Marco e a un episodio singolare e sconosciuto che li riguarda. Un altro lavoro sarà pubblicato nel 2025, riguarderà un altro secolo e un altro episodio e ci sarà “meno oro” ma vi aggiornerò.

Murano glass

L’uso dell’oro

I mosaici bizantini facevano largo uso della foglia in oro. Questi mosaici avevano lo scopo di creare un’atmosfera celestiale e ultraterrena negli spazi sacri. La qualità riflettente dell’oro simboleggiava la luce di Dio e la presenza divina, diventando una vera e propria esperienza visiva e spirituale per gli spettatori. L’oro fu largamente utilizzato nell’arte religiosa e non solo; si trovava come sfondo di icone, pannelli, polittici e in ambienti architettonici. Esso veniva usato anche per adornare le cornici dei dipinti che decorano i palazzi veneziani e molto spesso anche gli stucchi dei soffitti. Gli esempi di palazzi veneziani decorati da stucchi, anche con parti con foglia in oro sono molti.

Foglie d’oro

I battiloro a Venezia


I battitori erano gli abili artigiani che trasformavano l’oro nelle foglie d’oro usate per le decorazioni. Questa lavorazione consisteva nel martellare l’oro in fogli sottilissimi che potevano essere utilizzati per la doratura. A Venezia, la foglia d’oro era ampiamente utilizzata per abbellire molte opere, non solo dipinti, ma anche i mobili. L’artigianato dei battiloro era molto apprezzato, si potrebbe dire che il suo lavoro contribuiva alla ‘bellezza scintillante’ dell’arte e delle architetture veneziane. La foglia in oro viene oggi venduta anche on-line in piccoli libretti con costi variabili a seconda della purezza e della quantità. L’oro può essere utilizzato non solo per le decorazioni, ma anche, attraverso delle particolari lavorazioni, per uso estetico e come lussuoso ingrediente per i piatti raffinati.
L”ultimo battiloro veneziano, il Battiloro Mario Berta, chiuderà probabilmente i battenti l’anno prossimo, ne esistono in altre città italiane e in Europa, ma questo non ci consola della perdita di un’attività artigianale tanto fiorente a Venezia nel passato.

Jacopo Bellini, Accademia Venice

L’oro di Cà d’Oro, Galleria Franchetti

L’oro di Cà d’Oro ha lasciato da secoli la facciata gotica la cui luce aveva dato il nome al palazzo, ma splende ancora all’interno dell’edificio, riluce nei pannelli con la foglia in oro dei pittori tre-quattrocenteschi, che fanno parte della collezione permanente.

La mostra The Golden way, la via dell’oro, I capolavori dorati della Galleria Nazionale dell’Umbria incontrano l’Arte Contemporanea, ha messo in dialogo l’oro degli antichi dipinti con l’oro usato da artisti del Novecento. A Venezia arrivarono frammenti di ”oro perugino”, proveniente dal museo di Perugia, quello di Gentile da Fabriano, che dialogava con Michelangelo Pistoletto e con quello tridimensionale di Lucio Fontana, per arrivare ad una delle più originali e brave, pittrici del panorama italiano, Carol Rama presente con il Ritratto di Massimo Milo, che del musicologo fu amica. Quest’ultima opera, realizzata su tela di Juta fu decorata con dei canini che si diceva essere di Mila stesso, per chi ha studiato Storia della musica, come la sottoscritta, sul suo manuale il concetto risultava piuttosto interessante.

Le opere di Duccio di Boninsegna, di Gentile da Fabriano, del Maestro della Madonna di Perugia, di Giovanni Baronzio, di Cataluccio da Todi e di Bartolomeo Caporali erano esposte accanto ad artisti  contemporanei quali Alberto Burri, Gino De Dominicis, Lucio Fontana, Marisa Merz, Michelangelo Pistoletto, Carol Rama. Anche gli artisti contemporanei hanno usato l’oro, in foglia o dipinto con il color oro.

Il logo della mostra era il bel Reliquiario dorato di Santa Giuliana, realizzato da Cataluccio da Todi nel XIV secolo, conteneva una testa e tutt’ora ne contiene una, ma non di una Santa, bensì un’opera di Marisa Merz, un accostamento, o meglio, compenetrazione di opere che è stata molto apprezzata dal pubblico.

Pinacoteca Migrante, Sandra Gamarra Heshinki

L’oro alla Biennale di Venezia: la Spagna e Sandra Gamarra Heshki

Anche alla recente Biennale di Venezia abbiamo visto l’uso dell’oro.
Per Sandra Gamarra Heshiki, l’artista che ha rappresentato la Spagna all’ultima Biennale di Venezia, la foglia in oro serviva a evidenziare e cancellare il passato colonialista della Spagna una volta applicata su quadri ispirati a quelli visibili nei musei europei e evidenziare l’estrattivismo colonialista dei conquistatori rispetto ai nativi.In molti di questi quadri, ancora una volta uno dei protagonisti era l’oro, perché l’oro (qualsiasi tipo di oro) può essere una passione e la sua ricerca era sicuramente una delle motivazioni per coloro che solcarono i mari per trovarlo nelle Americhe secoli fa.

www.veniceartguide.it

Venezia, dicembre 2024