Unspoken wars: l’esposizione
Nel suo ultimo monologo in Piazza San Pietro davanti al Papa, Roberto Benigni ha detto che al primo bambino che si fa male la guerra si dovrebbe fermare. Si dovrebbe, usiamo il condizionale, perché sappiamo bene che questo non accade mai, come sappiamo che ci sono sono guerre dimenticate, che ufficialmente passano sotto il nome di “altri conflitti”. Non sono però meno dolorose per chi le subisce.
In diverse regioni africane (Eritrea, Mozambico) ci sono guerre che ufficialmente non sono più guerre, ma lotte per il territorio ( e le sue risorse) oppure di potere, controllo dell’ambiente che causano comunque dislocazioni forzate di persone e sofferenze, togliendo case oppure territorio agli abitanti nativi, soprattutto se i territori sono ricchi di risorse primarie. La mostra Unspoken wars è in linea con uno dei temi della Biennale, Foreigners Everywere quello dello sfruttamento del territorio da parte degli stranieri a scapito delle popolazioni native e della decolonizzazione, sempre che decolonizzare sia mai possibile a distanza di secoli.
Gli artisti esposti
Le foto di Unspoken wars esposte alla galleria Akka Project sono di Mario Macilau, nato nel 1984 in Mozambico e noto come fotografo e artista visuale. Sono fotografie che parlano da sole, con un bianco e nero estremo e la profondità dei grigi, i quadri sono invece di Nahom Teklehaimanot. Quelle di Nahom Teklehaimanot sono persone scomposte e ricomposte, tagliate a pezzetti e a meta, dipinte su tela e carta. Ci sono braccia, mani, occhi ed è come se le braccia di queste persone non riuscissero più a toccare le altre parti del corpo.
Ho incontrato questa realtà artistica veneziana, che è attiva anche all’estero, dedicata all’Africa e ai suoi giovani artisti durante il confinamento nel 2020 e in questi anni ho conosciuto alcuni degli artisti invitati a passare dei periodi di atelier d’artista a Venezia e osservato come Venezia potesse essere d’ispirazione per questi giovani artisti africani o di origine africana.
La prossima mostra che si inaugurerà il 13 giugno sarà dedicata a Osaru Oabseki, di cui vedete una scultura prodotta in vetro a Murano dallo Studio Berengo.
Nel frattempo Unspoken wars sarà visitabile nella sede di Akka Project a Cà del Duca Sforza. Il Duca è ovviamente Francesco Sforza, Signore di Milano, il cui palazzo sul Canal Grande ebbe una storia singolare e travagliata, così come lo fu quella del suo proprietario.
Fiorella Pagotto.
Venezia, giugno 2024