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Albrecht Dürer e il rinoceronte
Riuscireste a disegnare un rinoceronte senza mai averlo visto solamente in base ai racconti di qualcun altro? Probabilmente no. Albrecht Dürer, il famoso pittore rinascimentale tedesco ci riuscì. Egli eseguì una xilografia nel 1515 che rappresentava il noto rinoceronte che era stato donato al Re Manuele I di Portogallo. La xilografia di Dürer ci mostra un animale dal muso particolarmente feroce e con una strana pelle rugosa che sembra quasi una corrazza e le orecchie pelose. La rappresentazione divenne famosa, ma l’animale fragile, malgrado l’aspetto feroce, dopo essere stato caricato in un nave diretta verso l’Italia, morì durante un naufragio. Un pò come la giraffa di Lorenzo De’ Medici, il rinoceronte si spense dopo solo un anno, a dimostrazione che allora, come ora, gli animali non dovrebbero essere allontanati dal loro habitat naturale.
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Dürer e il destino nelle stelle
Dobbiamo però tornare indietro di qualche anno e cominciare dall’inizio. Albrecht Dürer nacque il 21 maggio del 1471 sotto una speciale congiunzione astrale, se vogliamo credere all’astrologia. Anni dopo un suo amico calcolando il suo tema natale gli dirà che questa congiunzione astrale non solo gli avrebbe portato fortuna, ma che essendo nato in quel preciso momento sarebbe anche divenuto un genio della pittura. Egli era forse destinato dalla nascita a diventare uno dei più famosi pittori tedeschi del Rinascimento, probabilmente il più famoso.
Norimberga, il suo luogo di nascita, dove il padre, immigrato dall’Ungheria, si era stabilito per lavorare come orefice, era un’antica città che risaliva all’undicesimo secolo ed era diventata, nel corso dei secoli, un’importante snodo commerciale, all’incrocio di strade usate dai mercanti e legata anche ai commerci veneziani. La città era anche ricca d’arte e vi fiorivano, quindi, attività artigianali e mercantili. Come ogni maestro di bottega, il padre, che godeva di buona reputazione come artigiano, pensava che il figlio avrebbe continuato l’attività di famiglia. Egli apprezzava molto la curiosità del giovane e gli permise di andare a scuola, dove Albercht imparò a leggere e scrivere, per avviarlo poi all’attività di orefice.
Il giovane Albrecht Dürer si sentiva, però più attirato dalla pittura, che dall’oreficeria. Possiamo immaginare il ragazzo visitare le belle chiese della sua città e ammirare i preziosi reliquiari dipinti in cui convivevano la pittura e la scultura. Ne venivano prodotti moltissimi alla fine del XV secolo, perché i ricchi mercanti della città in cambio delle donazioni fatte alla chiesa, ottenevano le indulgenze che dovevano garantire una sorta di lasciapassare per il paradiso. A Norimberga egli poteva conoscere anche l’arte fiamminga.
Il giovane decise quindi di non entrare nella bottega del padre, ma preferì invece fare l’apprendistato presso quella di un pittore locale, Michael Wolgenut, dove entrò a 15 anni, non potendo entrare in quella del più famoso pittore Martin Schongauer per via della distanza da Norimberga.
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Gli autoritratti
Nell’epoca dei selfy e dei socials, forse gli autoritratti di Dürer possono sembrare ingenui, ma sono invece stupefacenti. A partire dal suo primo disegno realizzato a soli tredici anni, dove l’artista mostra un talento straordinario realizzando il proprio ritratto servendosi di uno specchio, fino a quelli più maturi, essi permettono di seguire il percorso, le trasformazione fisiche e il divenire adulto dell’artista. All’epoca si usavano specchi convessi che deformavano leggermente le immagini e fu quelli che Dürer utilizzò per rappresentarsi.
Per questo primo autoritratto Dürer utilizzò la tecnica della punta d’argento, si tratta di una tecnica che richiede grande padronanza dei mezzi di lavoro. All’inizio, sulla carta appaiono solo linee sottili tracciate che contengono minuscole particelle d’argento. L’argento si ossida e, solo allora, il disegno emerge come una fotografia. Questo processo richiede abilità, poiché è quasi impossibile fare correzioni. Già in quest’opera iniziale, il talento tecnico e capacità di auto-osservazione del giovane Albrecht Dürer sono evidenti.
Anche il famoso disegno dell’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, conservato nel gabinetto dei disegni delle Galleria dell’Accademia di Venezia, che a breve potremmo di nuovo ammirare in mostra nell’esposizione I Corpi moderni (4/4-27/7/’25) è stato realizzato proprio con questa tecnica. Si può riflettere e chiedersi se Dürer incontrò Leonardo Da Vinci nei circa quindici mesi passati a Venezia. Non lo sappiamo e con sicurezza difficilmente lo sapremo mai, ma Albrecht Dürer conosceva le opere di Leonardo.
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La tecnica della xilografia
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La xilografia all’epoca era una tecnica nata da poco, con soli cinquant’anni di storia. Tuttavia, si trattava di un’innovazione che sarebbe stata adottata da molti maestri. Dürer si specializzò in questa tecnica. Contemporaneamente stava avendo grandissima diffusione la stampa dei libri che utilizzava anche la xilografia per le illustrazioni. Il giovane Dürer ne comprese le potenzialità e creò un logo con le sue iniziali da utilizzare sulle incisioni, quello di Dürer è una sorta di vero e proprio “brand”. Queste opere a stampa verranno siglate con il famoso monogramma che porta le iniziali dell’artista AD. Tutto ciò sembra piuttosto moderno e vicino a noi, se ci pensate bene.
In seguito, il pittore si sposò e aprì una bottega, ma presto lasciò sola la moglie per fare un primo viaggio in Italia, anche perchè a Norimberga c’era la peste. Studiando le rare opere che giungono dall’Italia, Dürer si era reso conto che i pittori veneziani erano i più avanzati nel campo della prospettiva.
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Albrecht Dürer e il viaggio a Venezia
Decise quindi di partire per Venezia, con cui Norimberga intratteneva buoni rapporti commerciali, inaugurando con qualche secolo di anticipo la moda del viaggio di studio in Italia. Il viaggio durò quasi settimane, attraverso le Alpi e giungendo infine nel territorio della Repubblica di Venezia. Durante il viaggio dipinse dei paesaggi.
Ancora una volta il pittore si mostrò all’avanguardia con le tecniche, impiegando l’acquerello, una tecnica con tempi di asciugatura molto rapidi che aveva cominciato ad usare da poco, ma di cui si era già impratichito, e che gli permetteva di lavorare all’aria aperta di fronte al soggetto dipinto. Di questo viaggio, o meglio di questi viaggi, fatti tra la fine del Quindicesimo secolo e l’inizio del Sedicesimo, ci restano appunto questi vivaci acquerelli con le Alpi, la natura e gli animali. Aveva già utilizzato questa tecnica nel suo paese natale, per i primi giovanili acquerelli, ancora un pò incerti, come la Chiesa e il cimitero di San Michele o le Vedute di Norimberga.
C’è sempre qualcuno che porta a livelli di perfezione tecniche relativamente nuove, in questo consiste il progredire dell’arte, pensiamo alla pittrice Rosalba Carriera e la tecnica del pastello qualche secolo dopo.
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Venezia nel Millecinquecento
Com’era Venezia all’epoca di Albrecht Dürer ? Per il giovane tedesco che arrivava dalla tranquilla Norimberga, Venezia era un altro “universo” e il suo viaggio può far pensare all’impressione che il viaggio a New York o a Parigi York o a Parigi doveva aver suscitato negli artisti del ventesimo secolo. Potete vedere l’aspetto fisico della città nella famosa mappa di Jacopo de’ Barbari. La città vedeva anche la presenza di straordinari maestri che furono importanti per la formazione dell’artista tedesco.
La città dei Dogi era all’apice anche della sua espansione economica, territoriale, commerciale, intellettuale e artistica. Nei suoi palazzi lungo le sponde del Canal Grande si potevano ammirare collezioni private che includevano antichità greche e romane.
Nessun altro artista del Rinascimento italiano colpì in quel momento il giovane pittore quanto Andrea Mantegna, in particolare il suo San Sebastiano. La sua padronanza della prospettiva era tale che lo spettatore si sentiva, e si sente, ancor oggi, parte della scena, proprio come nell’impressionante prospettiva nel Cristo morto delle Gallerie di Brera (Milano).
Oltre a Mantegna, anche Giovanni Bellini affascinò il giovane Dürer. Figlio d’arte, Giovanni Bellini era, ed è, uno dei massimi pittori rinascimentali veneziani, le sue pale d’altare, le allegorie, assieme a una vasta produzione di dipinti di tematiche varie e devozionale, le sue bellissime Madonne illuminavano le case dei committenti e vari edifici edifici veneziani. Queste conoscenze artistiche influenzeranno il giovane Dürer, che dipingerà le sue prime Madonne alla veneziana una volta tornato a Norimberga.
Il pittore entrò in contatto anche con Jacopo de’ Barbari.
Segue ….
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