Le molte vite del Fondaco dei Tedeschi a Venezia

Il Fondaco dei tedeschi, il grande edificio cinquecentesco che si affaccia sul Canal Grande accanto al ponte di Rialto ha avuto varie vite e varie trasformazioni d’uso nel corso dei secoli .

L’ edificio del Fondaco o Fontego, come sarebbe corretto chiamarlo, se volessimo usare il termine veneziano, fu costruito all’inizio del Sedicesimo secolo come deposito e stoccaggio di merci e alloggio temporaneo dei mercanti tedeschi e di oltralpe sotto il dogado di Leonardo Loredan. La struttura precedente era stata distrutta da un incendio nel 1505 e subito dopo ricostruita, vista la sua importanza per la Repubblica veneziana. L’edificio doveva essere di uno splendore unico con gli affreschi di Giorgione e del giovane Tiziano che decoravano le due facciate: quella sul Canal Grande e quella sul lato interno, come possiamo vedere in un’incisione di Anton Maria Zanetti, visto che i frammenti rimasti sono poco leggibili.

Per tutti i dettagli storici e artistici, che rischierebbero di rendere questo articolo un pó troppo lungo e noioso vi rimando al volume che ne parla, a cura di Dal Co-Molteni-Koolhaas, e al libro del convegno su Leonardo Loredan tenutosi all’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti nel 2021; Come la marea. Successi e sconfitte durante il dogado di Leonardo Loredan 1501-1521. Il libro è a cura di Donatella Calabi, Giuseppe Gullino e Gherardo Ortalli. Nel libro troverete anche alcuni aggiornamenti sull’architetto del Fondaco e, se avete voglia di leggerlo, anche un mio contributo dedicato alla famiglia Loredan, al loro bel palazzo in campo Santo Stefano e all’artista Antonio Vassilacchi i cui originali dipinti decorano uno dei soffitti. Nel saggio è inclusa anche la trascrizione inedita del documento in cui il pittore dichiara la sua nascita veneziana (La famiglia Loredan. Il palazzo di Santo Stefano e alcune novità su Antonio Vassilacchi). Ma ora basta parlare di me, torniamo alla storia del Fondaco.

La ‘seconda’ vita del Fondaco dei tedeschi

Il palazzo nei suoi secoli di splendore era sede di un’attività fervente e doveva essere veramente uno di quei luoghi d’incontro dove gli ‘ultramontani’ stranieri, residenti a lungo o brevemente di passaggio a Venezia si incontravano. Qui, come spesso accadeva nella Serenissima, si potevano ascoltare lingue e accenti diversi. Chiudete gli occhi un attimo, riuscite a vederlo? Se riuscite ad immaginarlo, vi apparirà bellissimo, come accade ogni volta che riusciamo ad unire la storia e l’ immaginazione, il dato reale e la fantasia.

Quanti furono i tedeschi famosi che in qualche modo legarono il loro nome a Venezia? Molti, sia nel campo dell’economia, come la famiglia Fugger, che nel campo dell’arte.

Ho dedicato ad Albrecht Dürer, uno degli artisti tedeschi più famosi tra quelli che soggiornarono a Venezia un paio di articoli del mio blog. Sono solo piccole riflessioni e divagazioni su un artista amato da molti. Questo è il link al secondo: Albrecht Dürer e la primavera (2).

Giuditta, Anton Maria Zanetti da Tiziano.

La seconda vita del Fondaco

Con la caduta della Repubblica veneziana nel 1797, anche il Fondaco dei Tedeschi seguì il destino di decadenza e povertà che caratterizzarono l’Ottocento a Venezia, con le spoliazioni e devastazioni napoleoniche e con un timido tentativo di rilancio industriale della città durante la dominazione austriaca e il Regno d’Italia.

In tempi recenti il Fondaco dei Tedeschi è stato l’ufficio postale di Venezia, e come tale lo ricordo fino alla sua chiusura e vendita al gruppo Benetton per 53 milioni di euro.

Poi fu di nuovo il vuoto, l’ edificio rimase abbandonato e desolato per circa dieci anni finché fu restaurato dal gruppo Dfs per farne un centro commerciale di lusso rivolto prevalentemente ai turisti orientali.

Il restauro di Rem Koolhaas e lo Studio Oma

Nel 2016 si concluse il contestato restauro dello studio olandese Oma, capeggiato dall’architetto Rem Koolhas. L’edificio si presentò, una volta finiti i lavori, con una nuova veste, con le sue scale mobili color rosso, l’utilizzo del legno, un nuovo ascensore con pareti trasparenti, la pulizia delle pietre e la valorizzazione della dedicazione del Doge Leonardo Loredan, nonché il taglio del tetto per ottenere una terrazza panoramica che non era mai esistita storicamente.

Questo restauro, innovativo su un edificio già sottoposto a modifiche nel passato, rappresentò un interessante esempio di materiali moderni adattati a una struttura antica veneziana, pur suscitando contestazioni inevitabili per questo tipo di operazioni.

Dopo il restauro, l’edificio fu trasformato in un lussuoso centro di shopping per gruppi di turisti orientali, soprattutto cinesi, visitatori giornalieri che, per circa nove anni, percorsero a perdifiato (o così appariva osservandoli) le calli veneziane, andata e ritorno da Piazza San Marco, con borse e borsoni firmati. Inseguivano i loro accompagnatori orientali – spesso frettolosi e talvolta scortesi – che apparivano del tutto indifferenti alla città e ai suoi abitanti.

L’edificio, per un certo periodo, ha conservato l’accesso gratuito alla terrazza, diventata negli ultimi anni inaccessibile ai più. Ha ospitato uno spazio per esposizioni di arte contemporanea ed è stato anche contenitore per conferenze, caffetteria, bar e ristorante frequentato anche dai veneziani.

Il Fondaco dei Tedeschi chiuderà a fine mese (aprile 2025) incapace di sostenere i costi e per la politica di DFS Group, che ha sede ad Hong Kong ed è controllato da controllato dal colosso francese LVMH di Bernard Arnault.

L’amara riflessione è che questo magazzino per lo shopping di lusso avrebbe potuto sorgere in qualsiasi città del mondo. Non si è mai integrato con la Venezia storica, né è stato percepito dai turisti di altre nazionalità – che preferiscono le piccole attività, soprattutto italiane e veneziane – come un luogo significativo per fare acquisti a Venezia. La maggior parte dei turisti stranieri nemmeno sapeva della sua esistenza; altri lo conoscevano solo per la vista dalla terrazza.

Non sappiamo ancora quale sarà la prossima vita del Fondaco dei Tedeschi, ma non dovremmo permettere che un altro luogo storico venga sottratto alla città di Venezia.

La mia solidarietà va a tutti i lavoratori.

Dedicazione di Leonardo Loredan